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Il Piatto Piange

The Dish Cry

Espressione tipicamente utilizzata nei giochi di carte. Può indicare due distinte situazioni:
O che tutti o alcuni dei giocatori non hanno messo la propria puntata o l’eventuale sommadovuta a seguito di una mano perdente al centro del tavolo (nella posta). O più in generale che le proprie risorse finanziarie sono agli sgoccioli indicando una certa scarsità economica. Alla quale probabilmente si associa la conseguente mancanza di cibo, e quando un piatto è vuoto… si intuisce… è triste e finisce per lacrimare…

Grazie Sheida per la foto!

Tot: 1 Avg: 5
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Dalla Padella alla Brace

From the Cooking Pan to the Embers

Di male in peggio. Si usa soprattutto quando proviamo a risolvere una situazione complicata e come risultato ci troviamo a dover affrontare circostanze ben più aspre… e per giunta al contesto sfavorevole si aggiunge lo sconforto per non essere stati in grado di risolvere il problema. In ogni caso tranquilli… già nella padella saremmo comunque finiti stracotti… forse anche più lentamente, quindi con pena prolungata nel tempo…

Tot: 2 Avg: 5
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Se Parigi avess u mer sarebb na piccol Ber

If Paris had the sea, it would be a small Bari

A volte… piccole città non hanno nulla a che invidiare a ben più blasonati toponimi… a tal punto che possono sentirsi persino più importanti. Poichè è il cuore a decidere il nostro posto nel mondo, e a farne l’unico luogo dove vorremmo essere. Inoltre… il mare spesso fa la differenza… Ispiksaggezza…

Tot: 3 Avg: 4.3
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Incartapecorito

Inpapersheeped

Si può usare in vari modi. In genere è un epiteto rivolto a chi ha subito un invecchiamento rapido ed evidente tale da avere un aspetto piuttosto raggrinzito proprio della carta pecora (materiale prodotto attraverso la lavorazione della pelle di pecora, su cui un tempo si usava scrivere). Allo stesso modo si può intendere da un punto di vista “spirituale”, rivolto a chi ha un cuore inaridito, e irrigidito in schemi ormai sorpassati. Dare a qualcuno dell’incartapecorito altresi può essere una esortazione a sbloccarsi. La carta pecora è rigida e rugosa, si può rivolgere dunque a chi, in un particolare momento, rimane incantato senza proferire parola. es. Svegliati! Ma che ti sei incartapecorito?

Tot: 4 Avg: 5
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Beato chi c’ha n’occhio

Blessed is he who has an eye

A volte preceduto da un “seeeee” molto prolungato. Modo di dire di grande utilità dialettica. A volte diventa necessario porsi in una posizione di apparente svantaggio per sfuggire alle proprie responsabilità. In sintesi è un po’ come dire: “Io sto talmente impicciato che non ho neanche gli occhi, a tal punto che sono portato a considerare beato persino chi di occhio ne ha uno solo.”
Il riferimento a Polifemo è abbastanza evidente. Oh forse no…

Tot: 3 Avg: 4
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Al contadino non far sapere quanto è buono il cacio con le pere

Do not let the farmer know how good the cheese with pears is

Tenere qualcuno (in questo caso un povero contadino) all’oscuro di un segreto che potrebbe in qualche modo, qualora svelato, ritorcersi contro chi non è stato in grado di preservarlo. In sostanza… i contadini producevano sia pere che formaggio. Se avessero saputo quanto fosse buono questo accoppiamento, avrebbero finito per dare fondo a tutte le pere e a tutto il formaggio, a scapito delle tavole dei padroni, che invece si… sapevano… ma non dicevano… maledetti!
Anche se ho un dubbio… e se fosse ironico? E se i contadini avessero sempre saputo? Chi più di loro conosce i segreti della buona tavola?

Tot: 5 Avg: 4
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L’hai servita su un piatto d’argento

You served on a silver plate

A volte, a seguito di un’affermazione, viene quasi naturale dare una certa risposta, spesso ironica o carica di un più o meno velato sarcasmo.
La risposta (o battuta o commento) dunque viene servita su un piatto d’argento. Ovvero siamo messi, dal nostro interlocutore, in condizione di dare una risposta che sembra quasi necessaria, o comunque strettamente consequenziale.
Questo ci insegna a valutare le nostre parole anche in relazione alla conseguente risposta che potrebbero scaturire, al punto di decidere o meno, se servire la risposta su un lucente piatto d’argento.

Tot: 5 Avg: 5
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A casa facciamo i conti

At home we calculate

Ricordi di infanzia! Accadeva che mamma o papa ti portavano a giocare al parco. Roma ha degli spazi verdi meravigliosi, chiamate “ville” perchè un tempo residenza privata di principi e ducaconti e marchesi… solitamente nelle famiglie italiane una severa regola dell’educazione imponeva, in caso di marachella all’aperto, la conseguente minaccia di punizione retroattiva al fine di mettere in riga l’infante biricchino.

Tot: 5 Avg: 5
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Ma dando vieni? Dalla montagna del sapone?

But where do you come from? From the Soap Mountain?

Storia interessante… si diceva così a Roma nei tempi de “na vorta”. “Magnà er sapone” cioè fare le bolle dalla bocca. Bolle = Aria (tralaltro profumata). Mancanza di consistenza. Ovvero dire fandonie. Adulare. Truffare, imbrogliare.
E così accadde che, durante il fascismo, il Duce, impegnato in solerti spostamenti di interi quartieri, promise nuove e sfavillanti case agli sfollati, costruite nella collinosa borgata di Primavalle.
Questo valoroso quartiere Romano un po’ più alto del solito rispetto al resto, si guadagnò così l’appellativo di “montagna del sapone”, a causa della truffa con cui il dittatore mascellone li aveva raggirati. Così… chi viene dalla montagna del sapone è un ingenuo, un po’ credulone, e più in genere una vittima inconsapevole (se non altro in un primo momento visto che ben presto i Primavallesi si accorsero di quanto vacue fossero, come sempre, le parole dei politicanti).

Tot: 4 Avg: 4.3
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